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La recente decisione del Consiglio dei Ministri di rinviare l’attuazione della riforma Cartabia fino ad ottobre 2025 rappresenta un duro colpo per il sistema giudiziario minorile. Questo rinvio, lasciando tutto invariato, comporta una dilazione nel tempo di una situazione già insostenibile, aggravando le problematiche esistenti. A subirne le conseguenze saranno i bambini e i ragazzi più fragili, insieme alle loro famiglie disgregate, che non potranno ricevere la tutela necessaria.
La riforma Cartabia prevede la creazione dei Tribunali per la famiglia e per la persona, sostituendo gli attuali Tribunali per i minorenni. Tuttavia, la decisione del Governo ha congelato quest’ultimo atto della riforma, mantenendo invariate le altre modifiche introdotte. Attualmente, l’applicazione della prima parte della riforma sta assorbendo quasi per intero magistrati e personale della giustizia nei procedimenti definiti urgenti, paralizzando l’ordinaria amministrazione.
L’introduzione di un unico rito ordinario e delle procedure urgenti, con stringenti scansioni temporali, ha reso necessario un impegno straordinario da parte del personale giudiziario. In particolare, il nuovo articolo 403, che consente di allontanare un minore dalla sua famiglia in caso di gravi e immediati pericoli, e l’articolo 473 bis. 15, relativo ai provvedimenti indifferibili e urgenti, hanno monopolizzato le risorse disponibili.
L’esigenza di rendere più rapidi i procedimenti riguardanti situazioni esistenziali drammatiche è chiara a tutti. Tuttavia, per evitare il rischio di sottovalutazione, è indispensabile raccogliere informazioni dettagliate sulle dinamiche familiari, sui rapporti tra genitori e figli e sulle scelte educative, compresi eventuali maltrattamenti e abusi. Questi dati richiedono tempo per essere raccolti e analizzati, ma in situazioni di assoluta urgenza il tempo spesso manca, e la riforma impone di agire rapidamente: 24 ore per notificare l’allontanamento di un minore, 72 ore per la conferma o la revoca del provvedimento, e altre 48 ore per la nomina del curatore speciale e per fissare l’udienza tra le parti.
La rapidità imposta dalla riforma richiede risorse professionali che assorbono quasi completamente le disponibilità della maggior parte dei tribunali minorili. Questo va a detrimento degli altri procedimenti civili, come quelli sulla responsabilità genitoriale, che pur non essendo urgenti come gli allontanamenti, sono altrettanto importanti. Stabilire se un genitore ha ancora il diritto di esercitare la responsabilità genitoriale sui propri figli è una decisione complessa che non può essere improvvisata né rimandata a tempo indeterminato.
Per i prossimi dodici mesi, non cambierà nulla: non arriveranno altre risorse, non saranno ampliati gli organici, e, come spiegano gli stessi magistrati, dall’andamento lento si passerà alla stagnazione. La situazione peggiorerà ulteriormente dopo ottobre 2025, quando la maggior parte dei procedimenti passeranno dai 29 tribunali per i minorenni ai 165 nuovi tribunali per la famiglia con un giudice monocratico. La fine dei giudici onorari – psicologi, pedagogisti, neuropsichiatri infantili, educatori professionali – comporterà la perdita del valore del collegio multidisciplinare. Decisioni delicate come quelle sulla responsabilità genitoriale e sull’allontanamento dei minori saranno prese da un giudice non specialista, senza un’istruttoria approfondita e senza il confronto con altre competenze e sensibilità.
I dodici mesi di “riflessione” decisi dal Governo serviranno a poco se non si avvierà una profonda revisione della materia. È necessario costruire un tribunale della famiglia che intercetti, per davvero, l’obiettivo di realizzare uno spazio condiviso in cui far convergere tutte le questioni riguardanti coppie, genitori e figli, con risorse adeguate e un approccio multidisciplinare per tutelare al meglio i diritti dei minori e delle famiglie.
Dott.ssa Valentina Tussi
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